Il coraggio di dire “NO”
C’era una volta un principe, di nome Siddartha, che viveva in un palazzo d’oro immerso nel lusso e nell’opulenza, a cui i genitori, che lo amavano tanto, volevano risparmiare la vista di qualsiasi forma di bruttura e sofferenza. Lo tennero così rinchiuso per anni in quello splendido palazzo, ma, sebbene d’oro, quel palazzo era pur sempre una gabbia. Il ragazzo, dopo anni, decise di partire e andare nel mondo, scoprì la sofferenza degli altri e divenne il Buddha.
Questo, come molti altri miti antichi e racconti popolari, ci insegnano una cosa: che tutte le ricchezze del mondo non possono sostituire un vero contatto umano con gli altri, anche se questo provoca dolore e sofferenza, frustrazione e lotta oltre che conforto e amore. L’idea di poter soddisfare qualsiasi bisogno e richiesta dei bambini, risparmiandogli così ogni forma di sofferenza, avrebbe l’effetto devastante di produrre un individuo infelice e maladattato perché non lo preparerebbe a vivere in un mondo abitato dagli altri dove ci sono regole, insuccessi, conflitti. Inizialmente il mondo sarebbe un posto magico dove lui è il re, ma con l’andare del tempo si trasformerebbe in un luogo irreale e solitario, privo di autentiche relazioni umane.
Un bambino che domina l’adulto si trova in una posizione molto inquietante: se all’età di due o tre anni vi sentite più potenti di chi si prende cura di voi, come potrà mai proteggervi se ci fosse la necessità? Dal punto di vista del bambino, i limiti sono restrizioni che possono mandarlo su tutte le furie, ma sono anche barriere che lo proteggono e gli permettono di sentirsi al sicuro. Inoltre i limiti aiutano a sviluppare le proprie risorse: se qualcuno fa tutto il lavoro, soddisfa ogni capriccio, il rischio è di diventare sempre più deboli e incapaci di tollerare le frustrazioni che inevitabilmente ci saranno nella vita. È necessario che i genitori diventino consapevoli che un No detto in maniera ferma e garbata, non compromette i rapporti con il proprio figlio: al contrario, serve a rendere i rapporti migliori, più sinceri, a creare persone più forti, più rispettose di sé e degli altri.
Tutti sappiamo che non è facile sentirsi dire NO. Se rifiutate a un bambino qualcosa che desidera, dovete essere pronti ad affrontare la sua reazione che spesso, nei bambini piccoli, potrebbe essere un fortissimo attacco di rabbia che manifesta buttandosi a terra, agitando furiosamente gambe e braccia. Occorre rimanere calmi e contenere fisicamente o con la voce, con la pazienza o semplicemente lasciandolo sfogare limitandosi a essere presenti. Non è invece utile cedere alla rabbia, generando un modello comportamentale violento, o al contrario, cedere alla nostra ansia, annullando il nostro No al primo pianto del bambino proponendo così un messaggio molto confuso e la sicura futura ripetizione del capriccio (“tanto mi basta battere un po’ i piedi perché la mamma si spaventi e possa ottenere ciò che voglio!”). Dire No ai bambini quando le loro richieste sono inopportune e spesso solamente capricci, è importante anche per un altro motivo: l’abilità di saper dire di no insegna ai figli il coraggio di dire di no. Se i bambini imparano fin da piccoli a dire no, sapranno poi farlo anche da adolescenti, orientandosi criticamente nel mondo secondo i loro valori e ragionando con la propria testa.
Nel Piccolo Principe di Antoine de Saint-Exuperie, c’è un brano molto significativo che insegna che una madre o un padre che siano stati capaci di aiutare il proprio figlio a costruire rapporti e legami veri e autentici, avranno un posto speciale nel suo cuore, per sempre. Il brano è quello in cui il Piccolo Principe vuole giocare con una volpe ma lei gli risponde che non può perché non è addomesticata. La volpe spiega al Piccolo Principe che addomesticare significa “creare legami” e prosegue: “Se tu mi addomestichi, la mia vita sarà come illuminata. Conoscerò un rumore di passi che sarà diverso da tutti gli altri. Gli altri passi mi faranno nascondere sotto terra, il tuo mi farà uscire dalla tana, come una musica! E poi vedi laggiù in fondo i campi di grano? Io non mangio grano, per me il grano è inutile, i campi di grano non mi ricordano nulla, ma tu hai i capelli color dell’oro. Allora sarà meraviglioso quando mi avrai addomesticato. Il grano, che è dorato, mi farà pensare a te. E amerò il rumore del vento nel grano…”