A piedi nudi nel verde
Prima di introdurre i bambini al mondo della letteratura, dei numeri, della filosofia e della storia, prima di apprendere l’abilità della scrittura, prima di sviluppare qualsiasi cognizione di educazione e civiltà, prima di tutto questo, ad ogni bambino è stato fatto un dono che è fonte inesauribile di divertimento e istruzione ed è assolutamente gratuito: la Natura.
Spesso però ci dimentichiamo di questo dono prezioso e mettiamo fretta ai nostri figli, li spingiamo a bruciare le tappe nella convinzione che debbano costruirsi una biblioteca interiore di conoscenze pratiche e teoriche non appena mostrano di poterne afferrare i concetti. Li iscriviamo, ancora piccolissimi, a corsi di musica, storia, lingue straniere.
Facciamo loro da autisti accompagnandoli a nuoto, a danza e karate. Riempiamo il tempo che resta nel fine settimana con altre attività analoghe: gite allo zoo, ai musei, agli edifici storici, a mostre e rappresentazioni, ma, se da una parte, fare questo è stimolante e sicuramente arricchente, occorre tenere presente che anche le esperienze che i bambini possono fare negli spazi esterni ampliano i loro orizzonti e favoriscono apprendimenti che sono necessari per crescere, socializzare, avere fiducia in se stessi.
Per questo è importante che frequentino anche degli spazi diversi da quelli domestici, anche se i genitori troppo ansiosi possono averne paura, perché meno controllabili, ma così facendo, finiscono per trasmettere le loro ansie ai figli, i quali rischiano di crescere timorosi e troppo dipendenti dagli adulti. Molti genitori non considerano che sono assai più pericolose, per la crescita dei loro figli, la sedentarietà o la visione di certi programmi televisivi rispetto ai giochi spontanei all’aperto con i coetanei. Secondo i dati della ricerca “Lo stile di vita dei bambini e dei ragazzi”, realizzata da Ipsos per Save the children, quasi la metà dei bambini italiani vede la televisione da 1 a 3 ore al giorno, e per l’85% i videogiochi sono l’intrattenimento principale.
Così, bisogna puntare sulla qualità e sulla fantasia per sovvertire questa tendenza: l’adulto deve stimolare la curiosità nel bambino, il quale saprà accendersi immediatamente, invece di tenerlo relegato davanti ad infernali macchinette, così che non possa divenire un elemento di disturbo.
C’è una notizia, riguardante il National Trust, un ente di beneficienza del Regno Unito, il quale si occupa di conservazione, tutela dei luoghi storici e spazi verdi, il quale ha lanciato la campagna “ 50 cose da non perdere prima degli undici anni e tre quarti “, pensata per aiutare bimbi e genitori a recuperare il contatto con la Natura. Alcune di queste cose sono: scalare un albero, rotolarsi giù da una collina, costruire una tana, far volare un aquilone e correre sotto la pioggia.
Forse nemmeno i genitori stessi hanno fatto tutte queste cose…trovare il tempo per farle, magari insieme ai propri figli, ora, potrebbe essere un’ottima occasione per recuperare il tempo perduto! E poi, del resto, se i bambini hanno bisogno della Natura come maestra, forse noi adulti ne abbiamo altrettanto bisogno per trarne forza e ispirazione. Il tempo nella Natura non dovrebbe essere strutturato, non ve n’è alcun bisogno. Sono ore che trascorrono con facilità per grandi e piccoli.
Ci si può organizzare con un libro o un hobby portatile, e passare un pomeriggio all’ombra confortevole di un albero mentre i bambini giocano. Evitiamo lo stress di pianificare attività didattiche, e pregustiamo, invece, la semplice libertà dello stare all’aperto.
Concordo pienamente con le parole della psicologa Anna Oliverio Ferraris, dalla quale ho tratto il titolo dell’articolo, che altro non è che il titolo del suo libro edito da Giunti, quando afferma che “i bambini devono imparare a conoscere prima il mondo reale e solo dopo quello rappresentato”, che in semplici parole si traduce con: meglio due ore all’aria aperta che due ore con il tablet in mano.