Difficoltà di linguaggio: quando rivolgersi ad un logopedista?

Mio figlio non parla bene, mi devo preoccupare?“.
Spesso la risposta a questa domanda è negativa, ma com’è possibile capirlo? Difficile dirlo con certezza, ma esistono dei segni, dei comportamenti che, se presenti durante lo sviluppo del bambino, possono rassicurare il genitore.
Osserviamoli insieme.

I segni di un adeguato sviluppo del linguaggio si possono già notare attorno ai 6/7 mesi di vita, periodo in cui dovrebbe comparire la lallazione, ovvero la combinazione di consonanti e vocali e la ripetizione di sillabe uguali (pa-p ba-ba, la-la).

In seguito, verso i 9-12 mesi, iniziano a comparire i primi gesti comunicativi: questi segni vengono utilizzati in modo intenzionale dal bambino, il quale conosce l’effetto che questi avranno sull’interlocutore. La prima funzione per cui vengono utilizzati è quella richiestiva (il bambino vuole qualcosa); successivamente compaiono i gesti dichiarativi (utilizzati per la condivisione di qualcosa).

Per quanto riguarda la comprensione, invece, fino a 12 mesi il bambino comprende situazioni familiari o ritualizzate e frasi ricorrenti ed usuali. Successivamente inizia ad eseguire piccoli compiti su richiesta dei genitori.

Verso la fine del primo anno di vita (12 mesi), il bambino inizia ad acquisire degli schemi di azione con oggetti, i gesti rappresentativi. Questi sono movimenti delle mani o del corpo che il bambino associa a significati relativamente stabili, che non variano in base al contesto.

Le prime parole compaiono, poi, attorno ai 18 mesi: dopo un periodo in cui inizia a produrre suoni che assomigliano alle parole dell’adulto, il bambino scopre che le cose, le azioni, gli eventi si possono nominare. Inizia, quindi, la fase della denominazione. In questo periodo il bambino parla tra sé e sé durante il gioco e inizia ad usare molte parole sociali (sì- no- dammi- guarda- grazie).

All’incirca a 20-24 mesi (2 anni), il vocabolario produttivo del bambino raggiunge le 50 parole. È qui che iniziano a comparire le prime combinazioni di 2 parole. Da qui in poi si osserva una vera e propria “esplosione del vocabolario” il quale cresce non solo quantitativamente, ma anche qualitativamente: aumenta notevolmente la percentuale di verbi e aggettivi prodotti.

Inoltre, in questo periodo il bambino inizia a comprendere ordini e frasi decontestualizzati.

Successivamente continua lo sviluppo sintattico: aumentano e si stabilizzano le frasi nucleari (ancora incomplete), poi iniziano a comparire alcuni ampliamenti al nucleo e verso i 33 mesi prevalgono le frasi complesse e complete.

Queste, dunque, sono le tappe principali dello sviluppo linguistico: se compaiono tutte il genitore può stare tranquillo e non allarmarsi.

Può iniziare a preoccuparsi, invece, quando si evidenziano alcuni campanelli d’allarme, quali:

  • 5-10 mesi: mancanza di lallazione
  • 12-14 mesi: assenza di gesti comunicativi
  • 12 mesi: assenza di gesti rappresentativi
  • 20 mesi: non comparsa delle prime parole
  • 24 mesi: meno di 50 parole prodotte
  • 24-30 mesi: non comprensione di ordini non contestuali

In definitiva, è bene rivolgersi ad un logopedista per valutare la situazione quando: all’età di 2 anni, il bambino ha un vocabolario espressivo inferiore alle 50 parole e, dunque, è ancora assente la capacità combinatoria.

Giulia Morandi

Bibliografia
Camaioni, L. (2001). Psicologia dello Sviluppo del Linguaggio. Il Mulino.
Disturbi Specifici del Linguaggio (DSL). (s.d.). Tratto il giorno 02 2018 da www.trainingcognitivo.it
Le tappe del Linguaggio. (s.d.). Tratto da Le scienze cognitive: www.cognitivescienze.altrevista.org
Sabbadini, L. (2013). Disturbi specifici del linguaggio, disprassie e funzioni esecutive. Springer Verlag.